Nel mondo in rapida evoluzione delle criptovalute, la regolamentazione è ormai diventata una questione di geopolitica economica. Dopo anni di divergenze normative, Stati Uniti e Regno Unito sembrano voler intraprendere un percorso comune, introducendo un nuovo concetto che promette di semplificare il business e rafforzare la protezione degli investitori: il crypto passporting.
Cos’è il crypto passporting e perché è così importante
Il termine passporting deriva dal modello europeo già applicato ai servizi finanziari: una banca o società d’investimento che ottiene una licenza in un Paese dell’Unione Europea può operare liberamente in tutti gli altri stati membri, senza dover ripetere le procedure di autorizzazione locale.
Traslato nel settore crypto, il concetto si tradurrebbe in un riconoscimento reciproco delle licenze tra USA e UK: un’azienda autorizzata a operare a New York potrebbe offrire i propri servizi a Londra – e viceversa – senza dover affrontare nuovi processi di compliance, audit o controlli burocratici.
Per il comparto delle criptovalute, dove l’innovazione si muove più velocemente delle leggi, questa sarebbe una svolta storica. Significherebbe ridurre drasticamente i tempi di espansione, i costi di conformità e, soprattutto, creare mercati più interoperabili e trasparenti.
La spinta di Adrienne Harris e il ruolo del DFS
Una delle voci più autorevoli a favore del progetto è Adrienne Harris, fino a poco tempo fa a capo del New York Department of Financial Services (DFS), l’ente regolatore che supervisiona giganti come Goldman Sachs, Deutsche Bank, Barclays, Coinbase e Circle.
Harris ha sottolineato come il crypto passporting possa rappresentare un equilibrio virtuoso tra tutela dei consumatori e crescita economica.
“La regolamentazione finanziaria non dovrebbe basarsi sull’ideologia. È possibile proteggere i cittadini e allo stesso tempo favorire il business”, ha dichiarato Harris prima delle sue dimissioni dal DFS.
Un’affermazione che riflette un cambio di paradigma: non più un muro tra istituzioni e innovazione, ma un ponte normativo transatlantico.
L’iniziativa congiunta tra USA e Regno Unito
Nel settembre 2025, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha annunciato ufficialmente la creazione di una task force congiunta con il governo britannico, mirata a ridurre le barriere regolatorie e a favorire l’accesso ai mercati digitali.
L’accordo, frutto di colloqui tra la cancelliera britannica Rachel Reeves e il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, si concentra su tre obiettivi strategici:
- Armonizzare le normative per favorire la compatibilità dei servizi crypto tra i due Paesi;
- Semplificare la raccolta di capitali per le aziende che vogliono operare su entrambi i mercati;
- Promuovere l’innovazione digitale attraverso la cooperazione nel campo delle infrastrutture blockchain e dei pagamenti wholesale.
Si tratta di un passo concreto verso una regolamentazione condivisa, che potrebbe influenzare anche il dibattito europeo e quello asiatico.
Un’opportunità per le imprese e per gli investitori
L’introduzione di un regime di crypto passporting USA-UK avrebbe impatti significativi sul settore.
Le imprese otterrebbero un accesso più rapido ai mercati esteri, con una riduzione dei costi legati alla duplicazione delle licenze.
Gli investitori, d’altra parte, beneficerebbero di maggiore chiarezza normativa, minori rischi operativi e tutele più uniformi.
Questo sistema potrebbe inoltre incentivare la nascita di nuovi hub crypto globali, con Londra e New York al centro di un asse normativo capace di attrarre startup, exchange e società fintech da tutto il mondo.
Tuttavia, restano aperte alcune questioni cruciali:
- Come garantire standard comuni di sicurezza e trasparenza tra due sistemi giuridici diversi?
- In che modo verranno gestiti i controlli antiriciclaggio e le verifiche KYC/AML?
- Quali effetti avrà tutto questo sulla sovranità normativa di ciascun Paese?
Crypto passporting: modello futuro di regolamentazione globale?
Il dibattito sul crypto passporting va ben oltre le relazioni angloamericane.
In un contesto in cui Europa, Stati Uniti e Asia cercano di bilanciare innovazione e controllo, la cooperazione tra Londra e Washington potrebbe diventare un modello di riferimento internazionale, capace di definire un nuovo standard per le criptovalute e i servizi blockchain.
Come accaduto con il MiCA europeo, l’effetto domino è già iniziato: diversi governi valutano accordi bilaterali per riconoscere reciprocamente le licenze crypto, facilitando la nascita di un vero mercato finanziario globale basato su blockchain.
In definitiva, il crypto passporting non è ancora realtà, ma rappresenta una delle proposte più ambiziose del 2025.
Se attuato, potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase di integrazione normativa e finanziaria tra le potenze occidentali, aprendo la strada a una vera economia digitale senza frontiere.