Se hai sentito parlare di mining di criptovalute, probabilmente ti sarai chiesto cosa significa davvero “minare” e perché così tante persone investono tempo e risorse in questa attività. Il termine richiama l’immagine dell’estrazione mineraria, ma in realtà si tratta di un processo digitale che consente di validare le transazioni e creare nuove monete virtuali all’interno delle blockchain. In parole semplici, il mining è il cuore pulsante di molte criptovalute: un sistema che tiene in piedi l’intera rete, garantendo sicurezza e decentralizzazione.
Tutto è cominciato con pochi pionieri che, con un semplice computer di casa, riuscivano a minare Bitcoin e accumulare ricompense oggi impensabili. Da allora, il panorama è radicalmente cambiato: il livello di difficoltà è cresciuto, i costi si sono moltiplicati e il mining si è evoluto in un’attività altamente specializzata. Oggi esistono due strade principali per chi vuole minare: l’acquisto e la configurazione di hardware dedicato (come ASIC o schede grafiche GPU) oppure il ricorso al cloud mining, che consente di partecipare da remoto, anche senza una conoscenza tecnica avanzata.
Ma quanto si guadagna davvero? Quali sono i rischi? Conviene ancora oggi iniziare a minare criptovalute, o è meglio puntare su alternative più accessibili? Se vuoi scoprirlo, sei nel posto giusto: in questo articolo troverai una guida completa, chiara e aggiornata. E se invece vuoi iniziare subito a investire nel mondo delle criptovalute, ti basterà scorrere in basso: troverai tutte le informazioni necessarie per muovere i primi passi in sicurezza. Il team di VivereOggi.it è sempre disponibile per rispondere ai tuoi dubbi e accompagnarti nelle scelte più adatte a te.
Cos’è il mining di criptovalute
In un mondo in cui le crittovalute rappresentano sempre più spesso un’alternativa concreta alle valute tradizionali, il mining si configura come una delle attività centrali dell’intero ecosistema. Non si tratta soltanto di “creare nuove monete digitali”, ma di partecipare attivamente alla rete che le sostiene, garantendo affidabilità, sicurezza e decentralizzazione. Capire cos’è il mining delle criptovalute è fondamentale per chiunque voglia affacciarsi a questo settore con consapevolezza.
Cosa significa minare criptovalute oggi
Minare criptovalute oggi non è più un gioco per pochi appassionati di tecnologia. Se nei primi anni bastava un computer casalingo per iniziare a estrarre criptovalute come Bitcoin, oggi ci troviamo di fronte a un’attività molto più strutturata, con barriere d’ingresso più alte e una competizione globale.
Il termine “minare” richiama l’idea di un’estrazione, e in effetti i miner di criptovalute svolgono un lavoro analogo a quello dei cercatori d’oro, ma nel mondo digitale. Il loro compito non è scavare, bensì:
- Risolvere complessi calcoli matematici per convalidare le transazioni su una rete blockchain;
- Raccogliere queste transazioni in blocchi;
- Aggiungere i blocchi alla catena (la blockchain), ottenendo in cambio una ricompensa in criptovaluta.
Minare le criptovalute significa dunque mettere a disposizione della rete la propria potenza di calcolo, in cambio di un compenso. Ma attenzione: la difficoltà delle operazioni aumenta col tempo, e così i requisiti tecnici, energetici e finanziari.
Oggi chi vuole entrare nel mondo del mining cripto ha davanti a sé diverse opzioni:
- Configurare un impianto di mining personale, acquistando hardware come schede grafiche (GPU) o macchine ASIC;
- Unirsi a un mining pool, per suddividere il lavoro e i profitti con altri miner;
- Scegliere il cloud mining, affidandosi a servizi esterni che gestiscono le operazioni per conto dell’utente.
Il ruolo del mining nella blockchain
Senza il mining, molte delle criptovalute più diffuse semplicemente non esisterebbero. Il mining svolge infatti una doppia funzione vitale per il funzionamento della blockchain:
- Convalida delle transazioni
Ogni operazione effettuata su una rete come quella di Bitcoin o Ethereum deve essere verificata. I miner svolgono questo compito garantendo che nessuna transazione venga falsificata o duplicata. - Sicurezza e integrità della rete
Grazie al meccanismo di consenso, il mining rende le blockchain estremamente resistenti a manomissioni. Qualsiasi tentativo di modifica richiederebbe un’enorme quantità di potenza di calcolo, rendendo l’attacco poco praticabile. - Creazione di nuove unità di criptovaluta
Quando un miner riesce a validare un blocco, riceve in premio una certa quantità di moneta digitale. Questo meccanismo serve sia a incentivare il lavoro dei miner, sia a introdurre nuove monete nel sistema secondo regole prestabilite.
In sostanza, il mining di criptovalute è il motore invisibile che alimenta la blockchain, assicurando che ogni nodo della rete sia allineato e ogni transazione verificabile.
Minare criptovalute: differenze tra Proof of Work e Proof of Stake
Non tutte le criptovalute si minano nello stesso modo. Esistono diverse modalità con cui una blockchain può stabilire il consenso tra i nodi della rete. Le due più diffuse sono:
Proof of Work (PoW)
È il metodo utilizzato da Bitcoin e, fino a poco tempo fa, da Ethereum. Il Proof of Work richiede ai miner di competere tra loro per risolvere un complesso problema crittografico. Il primo che ci riesce ottiene il diritto di aggiungere il blocco alla blockchain e riceve una ricompensa.
Caratteristiche principali:
- Elevato consumo energetico: richiede hardware potente e molta elettricità;
- Sicurezza elevata, grazie alla difficoltà di manipolare la rete;
- Scarsa scalabilità, poiché richiede tempo e risorse per ogni blocco.
Proof of Stake (PoS)
Nel Proof of Stake, invece, il diritto a validare un blocco non dipende dalla potenza di calcolo, ma dalla quantità di criptovaluta posseduta e “messa in stake” (cioè bloccata come garanzia). Più token possiedi, più possibilità hai di essere scelto come validatore.
Vantaggi principali:
- Basso impatto ambientale, poiché non serve hardware energivoro;
- Maggiore efficienza e velocità nelle transazioni;
- Incentiva il possesso a lungo termine della criptovaluta.
Alcune blockchain, come Ethereum, hanno recentemente abbandonato il Proof of Work in favore del PoS, proprio per ridurre il consumo energetico e aumentare la scalabilità.
Questa distinzione è essenziale per chi vuole capire come minare criptovalute nel 2025: non basta scegliere una moneta promettente, ma anche conoscere il sistema di consenso che ne regola il funzionamento.
Per conoscere la differenza tra token e coin, consulta l’articolo appena linkato, interamente dedicato all’argomento.
Come funziona il mining
Il mining non è solo una questione di hardware o di fortuna: è un processo matematico, strutturato e regolato da algoritmi crittografici. Per chi vuole capire davvero come funziona il mining di criptovalute, è essenziale esplorare le logiche alla base della creazione di un nuovo blocco nella blockchain. In questa sezione entriamo nel cuore tecnico del processo, analizzando gli strumenti e i meccanismi che i miner bitcoin (e non solo) utilizzano ogni giorno per estrarre nuove monete e mantenere attiva la rete.
Hashing, nonce e algoritmo crittografico
Alla base di tutto c’è una funzione matematica chiamata algoritmo di hashing. Si tratta di un sistema che prende in ingresso una serie di dati (ad esempio, le transazioni da inserire nel blocco) e restituisce un output di lunghezza fissa, chiamato hash. Questo hash è unico: anche una minima variazione nei dati di partenza ne genera uno completamente diverso.
Per creare un nuovo blocco valido, il miner deve trovare un hash che soddisfi determinati requisiti di difficoltà. Per farlo, modifica continuamente un numero casuale chiamato nonce (number only used once) fino a ottenere un risultato che rispetti le regole della rete (ad esempio: l’hash deve iniziare con un certo numero di zeri).
Il processo si può sintetizzare così:
- Il miner prende il blocco da validare e aggiunge un valore di nonce.
- Calcola l’hash risultante.
- Se l’hash è valido secondo le regole della rete → blocco accettato e miner ricompensato.
- Se non è valido → cambia nonce e ripete il calcolo.
Questa operazione viene effettuata milioni di volte al secondo da ogni macchina, motivo per cui la potenza di calcolo è cruciale nel criptovalute mining.
Il ruolo del miner e la validazione delle transazioni
Il miner di criptovalute non si limita a “trovare l’hash giusto”: il suo compito è parte integrante del sistema di validazione decentralizzato delle blockchain. Vediamo in che modo.
Ogni transazione effettuata con una criptovaluta (come Bitcoin o Ethereum) viene trasmessa alla rete. I miner:
- Selezionano un gruppo di transazioni ancora non verificate.
- Le impacchettano in un blocco.
- Conducono il processo di hashing per validare il blocco.
Se il blocco viene accettato dalla rete, tutte le transazioni al suo interno diventano ufficialmente parte della blockchain.
Oltre alla ricompensa in criptovaluta (che varia a seconda della moneta e del periodo storico), i miner possono ricevere anche le commissioni associate alle singole transazioni contenute nel blocco.
Ecco perché minare le criptovalute richiede:
- Competenza tecnica o accesso a sistemi automatizzati;
- Hardware adeguato;
- Una solida connessione alla rete per competere in tempo reale con gli altri miner.
Difficoltà di rete e potenza di calcolo
Un concetto centrale nel mining cripto è quello della difficoltà di rete: un parametro che stabilisce quanto sia complesso trovare un hash valido. Questo valore non è fisso, ma varia dinamicamente in base al numero di miner attivi sulla rete.
Più è alta la potenza computazionale complessiva, più difficile diventa trovare l’hash corretto, per mantenere costante il tempo medio tra la creazione di due blocchi (ad esempio, 10 minuti per Bitcoin).
I fattori che influenzano la difficoltà sono:
- Il numero totale di miner attivi;
- La potenza delle macchine impiegate (espressa in hash al secondo – hash rate);
- La velocità media con cui vengono risolti i blocchi;
- Il protocollo della rete (alcune monete aggiornano la difficoltà ogni blocco, altre ogni 2 settimane o più).
Chi vuole minare bitcoin o altre monete deve tenere conto di questo equilibrio: aumentare la potenza di calcolo permette di competere meglio, ma fa crescere i costi energetici, rendendo meno conveniente l’estrazione se i ricavi non tengono il passo.
La blockchain si autoregola proprio grazie a questo meccanismo: la difficoltà agisce come un termostato, bilanciando l’efficienza della rete e mantenendone la sicurezza.
Come iniziare a minare criptovalute
Avvicinarsi al mining di criptovalute può sembrare complesso, ma con le giuste informazioni è possibile orientarsi anche senza conoscenze avanzate. In questa sezione vedremo i primi passi fondamentali per diventare un miner di criptovalute: dalla scelta della moneta più adatta, fino all’attrezzatura necessaria e ai diversi modi per partecipare all’attività di mining.
Scegliere la criptovaluta da minare
Il primo passo per minare le criptovalute è selezionare quale moneta “estrarre”. Non tutte le criptovalute sono minabili: alcune, come Ethereum in versione attuale, usano meccanismi di validazione diversi dal Proof of Work, mentre altre richiedono strumenti specifici.
Quando si sceglie una criptovaluta da minare, occorre valutare diversi fattori:
- La difficoltà di mining della rete e la concorrenza tra miner;
- Il valore di mercato attuale e le prospettive di crescita;
- Il tipo di algoritmo utilizzato (SHA-256, Ethash, Scrypt, ecc.);
- La compatibilità con l’hardware posseduto (ASIC o GPU);
- Le spese energetiche e la reperibilità delle risorse.
Alcune criptovalute adatte ai principianti (dato il minor grado di concorrenza e i requisiti più accessibili) sono:
- Litecoin (LTC)
- Ravencoin (RVN)
- Monero (XMR)
- Kaspa (KAS)
- Bitcoin (BTC) → consigliato solo in modalità pool o cloud, per via dell’alta difficoltà.
Ogni progetto ha caratteristiche diverse: informarsi prima di iniziare è essenziale per evitare investimenti sbagliati.
Attrezzatura necessaria: hardware, software, connessione
Per minare criptovalute in prima persona, è necessario predisporre una configurazione tecnica composta da tre elementi chiave: hardware, software e connessione stabile. La qualità e l’equilibrio di queste componenti influenzano direttamente i risultati e la sostenibilità economica dell’operazione.
Hardware
La scelta dipende dal tipo di criptovaluta:
- ASIC (Application-Specific Integrated Circuit): dispositivi progettati per un solo algoritmo, molto potenti ma costosi e rumorosi. Indispensabili per minare bitcoin.
- GPU (schede grafiche): più versatili, permettono di minare criptovalute diverse. Utilizzate per Ethereum Classic, Ravencoin, Ergo, Flux, ecc.
Attenzione ai requisiti di alimentazione, raffreddamento e spazio: una macchina performante può consumare fino a 1500 W e necessita di ambienti ben ventilati.
Software
Ogni algoritmo richiede un software compatibile. I principali sono:
- CGMiner (per ASIC)
- PhoenixMiner, T-Rex, NBMiner (per GPU)
- NiceHash (per principianti, automatizza il processo)
Il software si collega alla blockchain e comunica con eventuali mining pool.
Connessione
Una connessione stabile e continua è essenziale. Anche brevi interruzioni possono causare la perdita di blocchi e ricompense. È consigliata una linea cablata con banda minima garantita.
Mining in prima persona vs. mining pool
Una delle decisioni più importanti riguarda il modo in cui partecipare al processo di mining. Ci sono due opzioni principali:
1. Mining in prima persona (solo mining)
In questa modalità, il miner opera da solo, senza condividere risorse o guadagni con altri.
Vantaggi:
- Guadagni potenzialmente più alti (se si risolve un blocco da soli).
- Controllo totale sull’attività e sulle attrezzature.
Svantaggi:
- Richiede investimenti elevati in hardware e consumo elettrico.
- Le probabilità di trovare un blocco sono molto basse, soprattutto su blockchain con alta difficoltà.
2. Mining pool
Un mining pool è un gruppo di miner che unisce le proprie risorse per aumentare le probabilità di risolvere blocchi. Quando il gruppo ci riesce, la ricompensa viene distribuita proporzionalmente.
Vantaggi:
- Entrate più frequenti e costanti, anche se inferiori rispetto al solo mining.
- Accesso più semplice per chi ha meno potenza di calcolo.
Svantaggi:
- Commissioni da pagare al gestore del pool.
- Meno controllo individuale sull’attività.
Per chi è all’inizio o ha un budget limitato, partecipare a un mining pool è spesso la soluzione più sostenibile per iniziare a minare criptovalute.
Cos’è il cloud mining
Negli ultimi anni, il cloud mining è emerso come una soluzione alternativa per chi desidera partecipare al mining di criptovalute senza acquistare o gestire direttamente l’hardware necessario. È una modalità sempre più diffusa, soprattutto tra i principianti e chi non dispone di un’infrastruttura tecnica adeguata. Capire come fare mining di criptovalute nel cloud significa comprendere come funziona il noleggio della potenza di calcolo e quali sono i rischi da considerare prima di investire.
Come funziona il mining in cloud
Nel mining in cloud, l’utente affitta la potenza di calcolo di un centro dati remoto, specializzato nell’estrazione di criptovalute. In pratica, si paga un canone per ottenere una parte della capacità computazionale che verrà utilizzata per minare criptovalute, senza dover acquistare alcun dispositivo fisico.
Il processo è semplice:
- Si sceglie una piattaforma di cloud mining affidabile.
- Si seleziona un piano tra quelli disponibili, in base a:
- tipo di criptovaluta da minare;
- quantità di hash rate acquistabile;
- durata del contratto (spesso da 1 mese a 2 anni).
- Si effettua il pagamento anticipato del piano (in euro o in criptovalute).
- Si riceve l’accredito periodico delle ricompense in un wallet digitale personale.
Alcuni fornitori offrono contratti flessibili, mentre altri garantiscono ricavi fissi. In ogni caso, la responsabilità della gestione dei macchinari, della manutenzione e dell’elettricità ricade sul provider, non sull’utente.
Questo rende il mining cripto in cloud una formula accessibile, anche se non priva di insidie.
Vantaggi e svantaggi rispetto al mining fisico
Il confronto tra cloud mining e mining fisico evidenzia pro e contro rilevanti, che devono essere valutati con attenzione in base agli obiettivi e al profilo dell’utente.
Vantaggi del cloud mining
- Zero gestione tecnica: non serve acquistare, configurare o mantenere l’hardware.
- Costi iniziali contenuti: si può partire con cifre inferiori rispetto all’acquisto di un ASIC.
- Accessibilità immediata: attivazione rapida da qualsiasi parte del mondo.
- Nessun consumo elettrico domestico: i costi energetici sono a carico del fornitore.
Svantaggi del cloud mining
- Nessun controllo diretto sulle attrezzature o sulla reale attività svolta.
- Rischio di piattaforme non trasparenti o addirittura inesistenti.
- Guadagni spesso limitati: i profitti sono calcolati al netto delle spese di gestione e commissioni.
- Durata vincolata dei contratti: non sempre è possibile uscire anticipatamente.
Per chi si chiede come minare criptovalute senza hardware, il cloud può essere un buon punto di partenza, a patto di essere consapevoli dei limiti operativi e dei rischi legati alla fiducia nel provider.
Come evitare le truffe nel cloud mining
Uno dei problemi più seri legati al cloud mining riguarda la presenza di truffe ben mascherate da servizi professionali. Alcune piattaforme promettono guadagni irrealistici o garantiti, ma in realtà non eseguono alcuna attività di mining: si tratta spesso di schemi ponzi o società fittizie.
Per difendersi, ecco alcuni segnali d’allarme da tenere d’occhio:
- Guadagni troppo alti e promesse di rendimento fisso giornaliero;
- Nessuna informazione sull’azienda, sulla sede legale o sul team;
- Assenza di prove dell’attività di mining reale (es. foto dei datacenter, hash pubblici, statistiche verificabili);
- Pagamenti solo in criptovalute e senza garanzie di rimborso;
- Contratti troppo generici, senza clausole chiare.
Alcuni consigli pratici per evitare truffe nel cloud mining:
- Scegli piattaforme con recensioni verificate, riconoscimenti nel settore e presenza online consolidata.
- Prediligi servizi con contratti scritti, dashboard dettagliata e tracciabilità delle operazioni.
- Diffida da chi nasconde l’identità del team o opera in paesi off-shore senza regolamentazione.
Come in ogni settore in crescita, anche nel mining criptovalute via cloud è necessario agire con cautela: la promessa di guadagni facili è quasi sempre la porta d’ingresso per frodi ben costruite.
Wallet e sicurezza per i miner
Chi decide di minare criptovalute deve affrontare fin da subito una questione fondamentale: come conservare in modo sicuro i guadagni ottenuti. Le criptovalute non vengono “depositate” su un conto tradizionale, ma archiviate in portafogli digitali (wallet), che vanno scelti e gestiti con cura. Inoltre, è importante sapere come operare tramite exchange affidabili e, soprattutto, rispettare le norme fiscali vigenti in Italia per evitare sanzioni o accertamenti.
Come conservare le criptovalute minate
Dopo aver completato con successo il processo di mining criptovalute, le ricompense vengono accreditate su un wallet, ovvero un portafoglio digitale che permette di custodire, ricevere e inviare criptovalute.
I wallet si dividono in due categorie principali:
1. Hot wallet
- Connessi a internet;
- Più comodi per operazioni frequenti;
- Meno sicuri in caso di attacco informatico.
Esempi: MetaMask, Trust Wallet, Exodus.
2. Cold wallet
- Dispositivi fisici o sistemi offline;
- Altamente sicuri contro hacker e malware;
- Ideali per conservare grandi quantità a lungo termine.
Esempi: Ledger Nano S/X, Trezor, paper wallet.
Per i miner di criptovalute, la soluzione ideale è spesso una combinazione: si usa un hot wallet per la gestione quotidiana e si trasferiscono i profitti principali su un cold wallet più sicuro.
Buone pratiche di sicurezza:
- Abilitare sempre l’autenticazione a due fattori (2FA);
- Annotare le seed phrase e conservarle offline;
- Non custodire grandi somme su wallet connessi a internet.
Exchange consigliati per i miner
Dopo aver minato criptovalute, molti utenti scelgono di convertirle in euro o stablecoin, oppure di reinvestirle. Per farlo servono exchange affidabili e con buoni livelli di sicurezza.
I criteri principali per la scelta di un exchange se sei un miner:
- Supporto alla criptovaluta che stai minando (es. BTC, ETC, RVN);
- Commissioni di deposito e prelievo competitive;
- Funzioni di conversione rapida o trading automatico;
- Verifica KYC semplice, ma con garanzie sulla privacy.
Ecco alcuni exchange spesso utilizzati dai miner di criptovalute e le loro principali caratteristiche:
- Binance
- Ampia scelta di monete;
- Programma per mining pool integrato;
- Commissioni competitive.
- Kraken
- Sede in UE;
- Ottimo supporto al cliente;
- Interfaccia adatta anche a utenti meno esperti.
- KuCoin
- Nessun obbligo di KYC per importi contenuti;
- Funzioni di prestito e staking.
- Coinbase Pro
- Perfetta integrazione con cold wallet;
- Alta sicurezza, ma costi leggermente più alti.
È fondamentale attivare tutte le protezioni offerte dalla piattaforma: whitelist degli indirizzi, notifiche in tempo reale, verifica biometrica se disponibile.
Aspetti fiscali e dichiarativi in Italia
In Italia, le criptovalute minate sono considerate un reddito diverso e, come tale, vanno dichiarate al fisco. La normativa è in evoluzione, ma già oggi è necessario tenere traccia delle attività di mining, soprattutto se si generano profitti regolari.
In sintesi:
- Obbligo di monitoraggio fiscale
- Anche se non converti in euro, devi dichiarare la detenzione di criptovalute nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
- Tassazione delle plusvalenze
- Se converti in euro e superi la soglia di giacenza media annua (attualmente 51.645,69 € per 7 giorni consecutivi), paghi l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze (26%).
- Reddito da mining
- Il mining può essere considerato:
- Attività occasionale, se svolto saltuariamente;
- Attività abituale, se strutturata con impianti, organizzazione e ripetitività → in questo caso può essere soggetta a partita IVA e regime d’impresa.
- Il mining può essere considerato:
- Conservazione delle prove
- È consigliabile conservare:
- Screenshot dei reward;
- Contratti con piattaforme di cloud mining;
- Estratti del wallet;
- Fatture per l’hardware utilizzato.
- È consigliabile conservare:
La situazione fiscale è soggetta a interpretazioni, per cui è sempre raccomandato rivolgersi a un commercialista esperto in criptovalute, soprattutto se si superano soglie significative o si partecipa a mining pool esteri.
Mining di monete specifiche: Bitcoin, Ethereum, Chia e alternative
Esistono almeno 20 criptovalute maggiori per capitalizzazione, ma le regole non sono sempre le stesse e, infatti, non tutte le criptovalute si minano allo stesso modo. Alcune richiedono potenza di calcolo estrema, altre sfruttano sistemi innovativi come lo spazio di archiviazione. Capire come si minano le criptovalute più rilevanti aiuta a scegliere la strada più adatta, sia in termini di attrezzatura che di ritorno economico.
Bitcoin – Il caso classico del miner PoW
Conoscere il meccanismo di mining è indispensabile per comprendere come funzionano i Bitcoin. Il mining di Bitcoin è il punto di partenza per comprendere il modello Proof of Work. Ogni miner bitcoin compete per risolvere un complesso calcolo crittografico e validare un nuovo blocco.
Caratteristiche principali:
- Richiede ASIC ad alta potenza, non è più praticabile con GPU o CPU.
- Alta difficoltà di rete e elevato consumo energetico.
- Le ricompense attuali sono di 3,125 BTC per blocco, più le commissioni.
- È economicamente sostenibile solo se si ha accesso a energia low cost e mining pool ottimizzati.
Ethereum – Da minabile a Proof of Stake
Ethereum è stato per anni il protagonista del GPU mining, ma con il passaggio a Proof of Stake (Merge del 2022), non è più possibile minarlo nel senso tradizionale. Tuttavia:
- È importante per comprendere l’evoluzione delle criptovalute verso modelli energeticamente sostenibili.
- Gli ex-miner si sono spostati su Ethereum Classic o su altcoin compatibili con schede grafiche.
- Il passaggio a PoS ha segnato un momento storico per il settore: meno emissioni, ma più centralizzazione della validazione.
Chia – Il mining su hard disk (Proof of Space)
Chia (XCH) propone un approccio alternativo: non si basa sulla potenza di calcolo, ma su Proof of Space and Time. In pratica, si usa spazio libero su disco per “coltivare” blocchi.
Aspetti da conoscere:
- Richiede hard disk capienti e resistenti, non schede grafiche.
- Minimo consumo energetico, adatto a chi cerca soluzioni eco-friendly.
- Redditività legata alla quantità di spazio disponibile e alla capacità di plotting veloce.
- Ancora poco diffuso rispetto a Bitcoin, ma con una community in crescita.
Esistono anche altre monete minabili (Es. Ravencoin, Monero, Ergo), spesso scelte dai miner con budget più limitati o interessati a sperimentare. La scelta dipende da:
- tipo di algoritmo;
- hardware disponibile;
- strategia individuale tra mining diretto e cloud.
Domande frequenti sul Mining di criptovalute
Il mining non è semplicemente un modo per “creare” nuove criptovalute, ma è il processo che garantisce la sicurezza e il funzionamento della blockchain. Pensa ai minatori come a dei contabili digitali: il loro compito è validare e registrare le transazioni in blocchi, che poi vengono aggiunti in modo sequenziale alla catena, o blockchain.
Il miner che riesce per primo a risolvere un complesso problema matematico, utilizzando la potenza di calcolo del proprio hardware (come schede grafiche o circuiti ASIC), ottiene il diritto di aggiungere il nuovo blocco alla rete e riceve in cambio una ricompensa, che consiste in nuove monete e le commissioni di transazione. Questo meccanismo, noto come Proof of Work (PoW), assicura che nessuna transazione possa essere modificata una volta registrata, rendendo la rete sicura e decentralizzata.
Per iniziare, devi considerare una serie di componenti chiave e seguire passaggi ben definiti. Innanzitutto, l’hardware è la base di tutto. Per criptovalute come Bitcoin e Litecoin, l’unica opzione economicamente valida sono i circuiti integrati specifici per l’applicazione (ASIC), estremamente potenti e progettati solo per il mining. Per altre monete, come Ethereum Classic o Monero, si possono ancora usare le schede grafiche (GPU) dei computer.
Una volta scelto l’hardware, avrai bisogno di:
Software di mining: Il programma che connette il tuo hardware alla rete della criptovaluta e gestisce il processo di calcolo.
Mining Pool: A meno che tu non disponga di una quantità di potenza di calcolo spropositata, la probabilità di risolvere un blocco da solo è quasi nulla. Entrare in una “pool” significa unire la tua potenza a quella di altri minatori per aumentare le possibilità di successo, dividendo poi la ricompensa.
Portafoglio digitale (wallet): È il luogo dove riceverai e custodirai le criptovalute che otterrai dal mining.
È fondamentale anche considerare l’elevato consumo energetico e l’efficace sistema di raffreddamento necessari per far funzionare l’attrezzatura 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza surriscaldamenti.
La redditività del mining è una questione complessa e non esiste una risposta univoca. Dipende da un equilibrio instabile di diversi fattori, che rendono difficile per un minatore amatoriale, operando in condizioni standard, generare un profitto significativo.
I tre fattori principali che determinano la redditività sono:
Costo dell’energia elettrica: Il consumo energetico è la spesa più elevata e costante. Se il costo per kilowattora è superiore al valore delle monete che riesci a minare, l’attività non sarà mai sostenibile.
Prezzo e volatilità della criptovaluta: Il valore di una moneta può oscillare drasticamente in poco tempo. Un’improvvisa diminuzione del prezzo può annullare i guadagni e rendere l’operazione in perdita.
Difficoltà di mining: La difficoltà della rete aumenta in modo automatico con l’aumento della potenza di calcolo totale. Più minatori ci sono, più diventa difficile trovare nuovi blocchi, riducendo le tue probabilità di ottenere una ricompensa.
In sintesi, il mining oggi è un’attività prevalentemente industriale, dominata da grandi aziende che possono contare su hardware specializzato e energia a costi molto ridotti. Per il singolo, può essere più un hobby o un modo per supportare la rete, piuttosto che una fonte di reddito.