Lo yield farming è una delle strategie più popolari della finanza decentralizzata (DeFi), nata per permettere agli investitori di ottenere rendimenti passivi mettendo a disposizione i propri fondi all’interno di protocolli basati su smart contract.
In pratica, invece di lasciare le criptovalute ferme in un wallet, l’utente le “coltiva” – cioè le deposita in pool di liquidità – e riceve in cambio ricompense, spesso sotto forma di token aggiuntivi o di una percentuale sulle commissioni generate dalle transazioni.
Questo meccanismo di “prestito collettivo” consente alle piattaforme DeFi di mantenere attivi i mercati e agli investitori di ottenere un guadagno proporzionale al capitale bloccato. Tuttavia, i rendimenti elevati non sono privi di rischi: volatilità dei token, vulnerabilità dei contratti e fluttuazioni dei tassi APY possono incidere pesantemente sui profitti.
Nei prossimi paragrafi scopriremo come funziona lo yield farming, quali sono i vantaggi e i pericoli da conoscere, e come si differenzia da altre forme di investimento come lo staking, con cui condivide la logica del rendimento passivo ma non il livello di complessità e rischio.
Introduzione allo Yield Farming
Lo yield farming rappresenta una delle innovazioni più significative nate all’interno della finanza decentralizzata (DeFi). È una strategia che consente agli utenti di mettere a frutto le proprie criptovalute fornendo liquidità ai protocolli DeFi, ottenendo in cambio ricompense automatiche calcolate in base al capitale depositato.
In sostanza, lo yield farming trasforma il funzionamento delle criptovalute da asset statici a strumenti attivi di generazione di rendimento, un concetto che ha rivoluzionato il modo in cui molti investitori si avvicinano ai mercati digitali.
Cos’è lo yield farming e perché è così popolare nella DeFi
Nel suo funzionamento più semplice, lo yield farming consiste nel depositare token in uno smart contract (chiamato liquidity pool) che serve a mantenere liquidi i mercati decentralizzati, come Uniswap, Curve o Aave.
Gli utenti che forniscono questa liquidità vengono ricompensati in diversi modi, solitamente attraverso:
- commissioni sulle transazioni effettuate all’interno del pool;
 - token di governance emessi dal protocollo;
 - interessi generati dall’attività di prestito o scambio dei fondi.
 
La popolarità dello yield farming deriva principalmente da due fattori:
- Rendimenti potenzialmente elevati: in periodi di forte domanda di liquidità, gli APY (Annual Percentage Yield) possono superare di molto i rendimenti tradizionali dello staking o della finanza centralizzata.
 - Accesso aperto e decentralizzato: chiunque, ovunque, può partecipare semplicemente collegando un wallet DeFi, senza intermediari, banche o burocrazia.
 
Tuttavia, questo meccanismo richiede competenza e consapevolezza, poiché i rendimenti dipendono dall’andamento del mercato, dalle regole del protocollo e dal livello di rischio accettato dall’investitore.
Le origini dello yield farming e la nascita della “liquidity mining”
Le prime forme di yield farming sono nate nel 2020, durante il boom della DeFi, con la comparsa dei protocolli che offrivano liquidity mining: un modello in cui gli utenti ricevevano token di governance come ricompensa per aver fornito liquidità.
Il caso più emblematico fu Compound, che introdusse la distribuzione del token COMP ai fornitori di capitale e ai mutuatari, inaugurando di fatto una nuova era della finanza decentralizzata.
Da quel momento, centinaia di piattaforme hanno adottato modelli simili, perfezionando i meccanismi di incentivo e introducendo nuove logiche di staking incrociato e pool multipli.
Oggi lo yield farming è un pilastro della DeFi moderna, utilizzato da investitori, istituzioni e protocolli per mantenere liquidi i mercati, stabilizzare i tassi e sostenere l’ecosistema dei token attraverso un circolo virtuoso di ricompense e partecipazione.
Come funziona lo Yield Farming
Per capire come funziona davvero lo yield farming, bisogna partire dal suo principio fondamentale: fornire liquidità ai protocolli DeFi in cambio di ricompense proporzionali.
È un meccanismo che combina tre elementi chiave – pool di liquidità, smart contract e token di governance – e che si fonda su un equilibrio dinamico tra rendimento e rischio.
In pratica, l’utente mette a disposizione le proprie criptovalute affinché il protocollo possa gestire prestiti, scambi o altre operazioni, ricevendo in cambio un ritorno economico calcolato in base al volume e alla durata del deposito.
Fornire liquidità nei pool
Il cuore dello yield farming è il liquidity pool, un fondo collettivo gestito da uno smart contract. Ogni partecipante, detto liquidity provider (LP), deposita una coppia di token (ad esempio ETH/USDT o DAI/USDC) per consentire le operazioni di trading o prestito su piattaforme come Uniswap, Curve, PancakeSwap o Aave.
Quando un utente esegue uno scambio all’interno del pool, paga una piccola commissione che viene redistribuita ai liquidity provider in proporzione al loro contributo.
Questo significa che il guadagno dello yield farmer deriva principalmente da due componenti:
- Commissioni di transazione: una percentuale di ogni scambio nel pool.
 - Token di ricompensa: emessi dal protocollo come incentivo aggiuntivo.
 
Il vantaggio di questo sistema è che la liquidità rimane disponibile 24 ore su 24, senza la necessità di intermediari. Tuttavia, la controparte è il rischio di impermanent loss, ossia una perdita temporanea di valore dovuta alle variazioni di prezzo tra i due asset depositati nel pool.
Token di governance e ricompense APY
Uno dei pilastri dello yield farming moderno è la distribuzione dei token di governance, che rappresentano una forma di partecipazione diretta alla gestione del protocollo.
Chi possiede questi token non solo riceve una quota delle ricompense, ma può anche votare sulle decisioni della piattaforma, come modifiche ai tassi o nuove integrazioni.
Le ricompense vengono generalmente espresse in APY (Annual Percentage Yield), cioè il rendimento annuo percentuale, che tiene conto della capitalizzazione composta dei profitti.
È importante distinguere tra APY e APR (Annual Percentage Rate):
- l’APR indica il tasso semplice senza reinvestimento;
 - l’APY considera l’interesse composto, offrendo una visione più realistica del guadagno potenziale.
 
I fattori che influenzano il rendimento includono:
- la quantità di liquidità nel pool,
 - la volatilità dei token,
 - le commissioni generate dalle transazioni,
 - e le politiche di emissione dei token di governance.
 
In momenti di alta domanda di liquidità, gli APY delle criptovalute possono crescere rapidamente, ma quando l’afflusso di fondi aumenta, il rendimento tende a stabilizzarsi o ridursi.
Differenze tra protocolli e piattaforme DeFi
Non tutti i protocolli di yield farming funzionano allo stesso modo. Ogni piattaforma adotta un proprio modello di incentivi, una diversa tokenomics e un differente livello di rischio.
- Uniswap e Curve si basano su automated market maker (AMM) che gestiscono in automatico i pool di liquidità per il trading decentralizzato.
 - Aave e Compound, invece, operano come piattaforme di lending e borrowing, dove gli utenti guadagnano interessi prestando asset digitali.
 - Balancer e Yearn Finance offrono strategie più avanzate di ottimizzazione dei rendimenti, ridistribuendo automaticamente i fondi nei pool più profittevoli.
 
Le differenze non si limitano alla struttura tecnica: cambiano anche i livelli di rischio (dai bug negli smart contract alla volatilità del mercato) e la trasparenza dei protocolli.
Per questo motivo, prima di investire è essenziale verificare la reputazione del progetto, la presenza di audit esterni e il volume di liquidità totale (TVL), indicatori chiave della solidità di una piattaforma DeFi.
Quali sono i rischi e i benefici dello Yield Farming
Come ogni forma di investimento, anche lo yield farming combina opportunità di rendimento elevato e livelli di rischio non trascurabili. È una strategia avanzata, che offre potenziali profitti interessanti ma richiede una buona conoscenza della DeFi e delle sue dinamiche.
Per comprendere davvero se conviene o meno, è utile analizzare in modo equilibrato vantaggi e rischi, valutando poi come adottare strategie di mitigazione per ridurre le perdite potenziali.
Benefici dello yield farming
Lo yield farming è diventato popolare perché rappresenta un modo innovativo per ottenere reddito passivo dalle proprie criptovalute senza venderle.
Tra i principali benefici possiamo evidenziare:
- Rendimenti elevati: in determinati periodi e protocolli, i tassi APY possono raggiungere percentuali molto più alte rispetto a quelle offerte dallo staking o dai conti di risparmio tradizionali in valuta fiat.
 - Partecipazione attiva alla DeFi: fornendo liquidità, l’investitore contribuisce alla stabilità e alla crescita dell’ecosistema decentralizzato, diventando parte integrante del suo funzionamento.
 - Distribuzione di token di governance: molti protocolli ricompensano gli utenti con token di governance che consentono di partecipare alle decisioni e all’evoluzione della piattaforma.
 - Flessibilità operativa: non esistono vincoli rigidi di deposito o tempi minimi di blocco come nello staking. L’utente può entrare e uscire dai pool in modo relativamente rapido.
 
Un altro aspetto interessante è la composizione automatica degli interessi (compounding), che permette di reinvestire periodicamente i profitti e ampliare progressivamente il rendimento totale.
Rischi dello yield farming
Accanto alle opportunità, lo yield farming comporta rischi significativi, spesso sottovalutati dai principianti. Le principali criticità evidenziate da Coinbase, Kraken e Binance riguardano:
- Impermanent loss: si verifica quando il prezzo dei token depositati nel pool cambia in modo divergente, causando una perdita temporanea rispetto al semplice mantenimento degli asset nel wallet.
 - Bug o vulnerabilità negli smart contract: gli smart contract gestiscono miliardi di dollari senza intermediari, ma un errore nel codice può portare a furti o perdite irreversibili.
 - Rischio di truffe o progetti non verificati: alcuni protocolli DeFi emergenti offrono rendimenti irrealistici. Senza audit di sicurezza indipendenti, il rischio di rug pull (fuga con i fondi) è reale.
 - Volatilità dei token di ricompensa: molti guadagni vengono erogati in token nativi del protocollo, il cui valore può oscillare rapidamente, riducendo o azzerando i profitti.
 - Costi di transazione e congestione di rete: su blockchain come Ethereum, le gas fee elevate possono erodere i guadagni, specialmente per importi minori.
 
Lo yield farming non è quindi una strategia adatta a tutti: richiede esperienza, capacità di valutare i protocolli e un’attenta gestione del rischio.
Come gestire il rischio: diversificazione e strategie prudenziali
La chiave per ridurre i rischi dello yield farming è una gestione diversificata e informata. Le migliori pratiche raccomandate dagli esperti DeFi sono le seguenti:
- Diversificare tra più protocolli e coppie di token, evitando di concentrare tutto il capitale in un solo pool.
 - Verificare gli audit di sicurezza: scegliere piattaforme che abbiano superato revisioni indipendenti del codice.
 - Preferire protocolli con TVL elevato (Total Value Locked), indice di fiducia e liquidità stabile.
 - Monitorare regolarmente le performance e i tassi APY, adeguando la strategia quando i rendimenti scendono o la volatilità aumenta.
 - Reinvestire i profitti con criterio, valutando se conviene compounding o spostare i fondi su protocolli meno rischiosi.
 
Un approccio prudente allo yield farming consiste nel bilanciare pool a basso rischio e rendimento stabile (come stablecoin pair tipo USDC/DAI) con pool più volatili ma redditizi, mantenendo sempre un margine di sicurezza.
Seguendo queste regole di base, è possibile sfruttare le opportunità della DeFi senza esporsi eccessivamente ai rischi strutturali di un mercato in continua evoluzione.
Yield Farming e Staking di Criptovalute a Confronto
Nella finanza decentralizzata (DeFi), lo staking e lo yield farming sono due strategie che permettono di ottenere rendimenti passivi dalle proprie criptovalute.
Sebbene abbiano obiettivi simili – far “lavorare” gli asset digitali – differiscono profondamente per meccanismo di funzionamento, livello di rischio e complessità operativa.
Comprendere le differenze è essenziale per scegliere la strategia più adatta al proprio profilo d’investimento o, in molti casi, per combinarle in modo efficace.
Differenze tecniche e operative
Lo staking è un processo che consiste nel bloccare criptovalute su una blockchain Proof of Stake (PoS) per contribuire alla convalida delle transazioni. In cambio, lo staker riceve una ricompensa fissa, solitamente in base al quantitativo e al tempo di blocco dei fondi. È una forma di partecipazione diretta alla sicurezza della rete.
Lo yield farming, invece, non ha a che fare con la convalida dei blocchi, ma con la fornitura di liquidità a protocolli DeFi attraverso smart contract.
In questo caso, l’utente mette a disposizione i propri token in liquidity pool per agevolare scambi, prestiti o attività di lending, ottenendo commissioni e token di governance in cambio.
Le differenze principali possono essere riassunte così:
| Aspetto | Staking | Yield Farming | 
| Finalità | Sostenere la rete e validare transazioni | Fornire liquidità e ottenere rendimenti variabili | 
| Rendimento | Generalmente stabile e prevedibile | Variabile e dipendente dal mercato | 
| Rischio | Basso-medio (dipende dalla blockchain) | Medio-alto (impermanent loss, bug, volatilità) | 
| Durata del blocco | Spesso fissa o con periodo minimo | Di solito flessibile, con possibilità di uscita rapida | 
| Strumenti | Wallet o piattaforma exchange | Piattaforme DeFi e smart contract multipli | 
Lo staking è dunque più lineare e sicuro, mentre lo yield farming offre margini più alti ma richiede una gestione attiva e un controllo costante.
Quale conviene di più e in quali casi
Non esiste una risposta universale: dipende dall’obiettivo e dalla propensione al rischio.
- Lo staking è ideale per chi cerca stabilità, semplicità e rendimenti prevedibili, soprattutto se si investe in criptovalute consolidate come Ethereum, Cardano o Solana.
 - Lo yield farming, invece, è adatto a chi ha maggiore esperienza con la DeFi e desidera massimizzare i guadagni sfruttando strategie più dinamiche, come il reinvestimento dei token di ricompensa o la partecipazione a pool multi-token.
 
In genere, chi privilegia la sicurezza e il lungo periodo preferisce lo staking, mentre chi punta a rendimenti superiori nel breve termine – accettando maggiore volatilità – opta per lo yield farming.
Un investitore esperto può anche valutare la rotazione strategica: spostare periodicamente parte dei fondi da una modalità all’altra, seguendo l’andamento dei tassi APY o le nuove opportunità emergenti nella DeFi.
Come integrare staking e yield farming in una strategia unica
Una gestione evoluta del portafoglio può combinare staking e yield farming per bilanciare rendimento e sicurezza.
Le principali strategie integrate includono:
- Allocazione bilanciata: destinare una parte stabile del capitale (ad esempio il 60%) allo staking e una parte più dinamica (40%) allo yield farming, per diversificare il rischio.
 - Reinvestimento intelligente: utilizzare i rendimenti generati dallo staking per finanziare nuove posizioni di yield farming, creando un flusso circolare di crescita del capitale.
 - Uso di stablecoin nei pool DeFi: investire in pool basati su stablecoin (es. DAI/USDC) per ridurre l’esposizione alla volatilità, mantenendo al tempo stesso la possibilità di rendimento passivo.
 - Monitoraggio costante dei protocolli: rivedere periodicamente i tassi di rendimento e spostare i fondi su piattaforme più sicure o redditizie, verificando la presenza di audit aggiornati e TVL consistenti.
 
Integrare staking e yield farming consente di sfruttare il potenziale di crescita della DeFi mantenendo una solida base di rendimento costante. È una strategia che unisce sicurezza strutturale e flessibilità di mercato, adatta a chi desidera ottenere profitti regolari ma non vuole rinunciare alle opportunità dei protocolli decentralizzati più innovativi.
Come sono calcolati i rendimenti dello Yield Farming
Uno degli aspetti più discussi dello yield farming è la misurazione dei rendimenti. Gli investitori sono attratti da percentuali apparentemente molto elevate, ma interpretare correttamente questi numeri è fondamentale per capire quanto si guadagna davvero e quali variabili incidono sul risultato finale.
Il rendimento di uno yield farmer dipende da più fattori – tipologia di pool, valore dei token, liquidità totale e domanda di mercato – e viene espresso attraverso indicatori specifici come APR e APY, che non sempre significano la stessa cosa.
APY e APR: cosa significano e come interpretarli
I protocolli DeFi utilizzano due parametri principali per esprimere il ritorno economico generato da uno yield farming:
- APR (Annual Percentage Rate): rappresenta il tasso d’interesse annuale semplice, cioè il guadagno stimato in un anno senza considerare il reinvestimento degli interessi maturati.
 - APY (Annual Percentage Yield): misura invece il rendimento effettivo, includendo la capitalizzazione composta dei profitti (il cosiddetto compounding).
 
In pratica, l’APY delle criptovalute mostra quanto un investimento può crescere se le ricompense vengono reinvestite periodicamente nel protocollo.
Esempio semplificato:
Se un pool offre un APR del 20%, significa che in un anno, senza reinvestire, il rendimento resta del 20%.
Se lo stesso pool calcola un APY del 22%, è perché include gli effetti del reinvestimento automatico dei profitti, che genera un guadagno aggiuntivo.
Comprendere questa distinzione aiuta a valutare la reale sostenibilità dei rendimenti DeFi e a non confondere tassi nominali con rendimenti effettivi.
Fattori che influenzano i rendimenti (liquidità, tokenomics, domanda)
Lo yield farming è dinamico: i rendimenti cambiano continuamente in base a condizioni di mercato e parametri interni dei protocolli.
Tra i fattori più rilevanti che influenzano gli APY troviamo:
- Liquidità totale del pool (TVL): maggiore è la quantità di fondi depositata, minore sarà la quota di rendimento individuale. I pool più affollati offrono tassi più bassi perché le ricompense vengono distribuite tra più partecipanti.
 - Tokenomics del protocollo: il modo in cui un progetto emette, distribuisce o brucia i propri token di governance influisce sulla sostenibilità dei rendimenti. Se l’emissione è troppo elevata, il valore dei token può diminuire rapidamente.
 - Domanda e volume delle transazioni: nei protocolli di scambio, gli APY più alti si registrano quando la domanda di liquidità è forte e i volumi di trading sono elevati, generando più commissioni per i liquidity provider.
 - Frequenza del compounding: alcuni protocolli reinvestono automaticamente le ricompense più volte al giorno, aumentando il rendimento effettivo.
 - Stabilità dei token utilizzati: pool composti da stablecoin offrono rendimenti inferiori ma più prevedibili; quelli con token volatili offrono rendimenti potenzialmente più alti, ma anche più rischiosi.
 
In sintesi, un rendimento alto non è sempre sinonimo di profitto sicuro: spesso è il riflesso di maggiori rischi o di un’elevata volatilità del mercato DeFi.
Rischio di impermanent loss e rendimento reale
Tra le variabili più critiche nel calcolo del rendimento effettivo c’è il cosiddetto impermanent loss, o perdita temporanea.
Questo fenomeno si verifica quando il prezzo dei token depositati in un pool diverge rispetto al momento del deposito: in pratica, se uno dei due token aumenta o diminuisce di valore in modo significativo, il valore complessivo della posizione può ridursi, anche se il pool continua a generare ricompense.
Esempio: se si deposita una coppia ETH/USDT e il prezzo di ETH sale fortemente, il sistema bilancia il pool vendendo parte di ETH per acquistare USDT, riducendo il guadagno potenziale in termini di valore complessivo.
L’impermanent loss diventa permanente solo quando si ritira la liquidità dal pool, motivo per cui è fondamentale valutare quando entrare e uscire da una posizione.
Per calcolare il rendimento reale, quindi, bisogna considerare:
- le ricompense ottenute (token o commissioni);
 - le eventuali perdite da impermanent loss;
 - le gas fee pagate per ogni operazione.
 
Solo il bilancio finale tra questi elementi consente di determinare se l’investimento è stato davvero profittevole.
La gestione prudente del rischio e la scelta di protocolli solidi, con liquidità elevata e token stabili, restano le chiavi per ottenere rendimenti DeFi sostenibili nel tempo.
Muovi i primi passi con lo Yield Farming
Entrare nel mondo dello yield farming può sembrare complesso, ma con le giuste basi è possibile iniziare in modo sicuro e consapevole.
L’obiettivo non è soltanto individuare i protocolli più redditizi, ma imparare a valutare i rischi, scegliere piattaforme affidabili e gestire i propri fondi con metodo.
Con un approccio graduale e informato, anche chi è alle prime esperienze nella DeFi può accedere a rendimenti interessanti mantenendo sotto controllo l’esposizione al rischio.
Migliori piattaforme di yield farming
Non tutte le piattaforme DeFi offrono le stesse opportunità. Alcune si sono affermate per solidità, trasparenza e volumi di liquidità elevati, diventando punti di riferimento per i yield farmer.
Tra le più affidabili e diffuse troviamo:
- Uniswap: la piattaforma AMM più popolare su Ethereum, ideale per chi vuole iniziare con coppie di token molto liquide e facilmente scambiabili.
 - Curve Finance: specializzata in pool di stablecoin, consente rendimenti più stabili e minore esposizione all’impermanent loss.
 - Aave: tra i protocolli di lending e borrowing più sicuri, permette di guadagnare interessi prestando asset o ricevendo ricompense tramite la fornitura di liquidità.
 - PancakeSwap: principale piattaforma DeFi della Binance Smart Chain, offre rendimenti elevati con costi di transazione inferiori rispetto a Ethereum.
 - Yearn Finance: un protocollo “aggregatore” che automatizza la ricerca dei migliori pool disponibili, riducendo la necessità di gestione manuale.
 
Sebbene questi nomi siano ormai consolidati, nuovi protocolli emergono continuamente: è quindi essenziale verificare la reputazione e la sicurezza di ogni piattaforma prima di depositare fondi.
Come scegliere un protocollo sicuro (audit, TVL, reputazione)
La sicurezza in DeFi dipende in gran parte dalla qualità degli smart contract e dalla trasparenza del progetto. Prima di investire, ogni yield farmer dovrebbe analizzare alcuni parametri fondamentali:
- Audit indipendenti: assicurarsi che il protocollo sia stato sottoposto a verifiche di sicurezza da parte di società specializzate (come CertiK, PeckShield o Trail of Bits). Gli audit riducono il rischio di bug o vulnerabilità critiche.
 - TVL (Total Value Locked): indica la quantità di fondi bloccati nel protocollo. Un TVL elevato è spesso sinonimo di fiducia e stabilità, anche se non deve essere l’unico criterio di valutazione.
 - Reputazione e trasparenza del team: preferire progetti con squadre pubbliche, roadmap chiara e comunicazione costante. I protocolli anonimi o poco documentati possono nascondere rischi.
 - Community e supporto: la presenza di una community attiva e di un canale di assistenza (forum, Discord, Telegram ufficiale) è segnale di un ecosistema vivo e monitorato.
 
Un buon yield farmer non punta solo ai rendimenti più alti, ma ricerca equilibrio tra profitto e sicurezza, valutando sempre l’affidabilità complessiva del progetto.
Step pratici per iniziare e strumenti utili
Per chi si avvicina allo yield farming per la prima volta, la parola d’ordine è gradualità. Seguire una procedura ordinata aiuta a evitare errori e a comprendere il funzionamento reale dei protocolli.
Ecco i principali passaggi per iniziare:
- Creare un wallet compatibile con la DeFi, come MetaMask o Trust Wallet, e collegarlo alla blockchain desiderata (Ethereum, BSC, Arbitrum, Polygon, ecc.).
 - Acquistare le criptovalute necessarie per accedere ai pool, preferendo token con buona liquidità e basso rischio (es. USDC, DAI, ETH).
 - Connettere il wallet crypto al protocollo scelto, autorizzando le transazioni tramite smart contract.
 - Depositare i token nel pool di liquidità e monitorare le performance, tenendo d’occhio l’APY e l’andamento del mercato.
 - Gestire le ricompense: reinvestirle per sfruttare l’interesse composto o convertirle in token più stabili in base alla propria strategia.
 
Tra gli strumenti utili per monitorare e ottimizzare la propria attività di yield farming, si possono citare:
- DeFi Llama – per analizzare TVL e protocolli attivi.
 - Zapper o Debank – per gestire portafogli e performance da un’unica interfaccia.
 - DefiSafety – per verificare i livelli di audit e trasparenza dei progetti DeFi.
 
Imparare a utilizzare questi strumenti aiuta a prendere decisioni più consapevoli e a ridurre il rischio operativo, elemento chiave in un mercato dove la velocità non deve mai superare la prudenza.
FAQ- Domande frequenti su Yield Farming
Cosa si intende per yield?
Nel linguaggio della finanza e delle criptovalute, il termine yield indica il rendimento ottenuto da un investimento, solitamente espresso in forma percentuale annuale (APR o APY).
Nel contesto della DeFi, lo yield rappresenta il guadagno generato dal deposito di token in protocolli di staking, lending o yield farming, che redistribuiscono profitti sotto forma di token di ricompensa o interessi maturati. In sintesi, è la misura di quanto frutta un capitale investito in criptovalute nel tempo.Quale crypto esploderà nel 2025?
Prevedere con certezza quale criptovaluta crescerà maggiormente nel 2025 è impossibile, ma diversi analisti e piattaforme di ricerca – tra cui CoinMarketCap e Binance Research – segnalano alcuni progetti con potenziale di crescita:
– Ethereum (ETH): continua a dominare la DeFi grazie agli aggiornamenti della rete e all’espansione dei Layer 2.
– Chainlink (LINK): centrale per il collegamento tra blockchain e dati reali, è uno dei pilastri dell’infrastruttura Web3.
– Arbitrum (ARB) e Optimism (OP): Layer 2 di Ethereum in rapida crescita, fondamentali per la scalabilità.
– Avalanche (AVAX) e Solana (SOL): piattaforme ad alte prestazioni con ecosistemi DeFi in espansione.
Queste non sono previsioni finanziarie ma indicazioni basate su trend tecnologici e metriche on-chain. Ogni investimento in crypto comporta rischio di perdita di capitale.Cosa vuol dire fare farming?
“Fare farming” significa fornire liquidità a un protocollo DeFi in cambio di ricompense automatiche.
In pratica, l’utente deposita coppie di criptovalute in liquidity pool gestiti da smart contract, permettendo agli altri di effettuare scambi o prestiti.
Il protocollo redistribuisce parte delle commissioni o dei token di governance ai liquidity provider, proporzionalmente al capitale investito.
Il termine deriva dall’idea di “coltivare rendimenti”: più capitale si fornisce, più “raccolto” si ottiene sotto forma di yield.Quale crypto esploderà nel 2026?
Guardando oltre il breve termine, nel 2026 potrebbero emergere nuove protagoniste del settore DeFi e Web3, soprattutto tra i progetti legati a intelligenza artificiale, interoperabilità e infrastrutture di scalabilità.
Le criptovalute attualmente considerate “in rampa di lancio” includono:
– Polygon (MATIC): si sta affermando come rete multi-chain per applicazioni decentralizzate.
– Render (RNDR): combina AI e cloud rendering decentralizzato, un settore in forte crescita.
– Sui (SUI) e Aptos (APT): blockchain di nuova generazione con elevata efficienza e tassi di transazione record.
– Bitcoin (BTC): resta una riserva di valore di riferimento e potrebbe beneficiare di nuovi ETF spot e di un contesto macroeconomico favorevole.
Anche in questo caso, si tratta di analisi di tendenza e non di consigli d’investimento: il mercato crypto è estremamente volatile e richiede diversificazione e gestione del rischio.


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