L’Unione Europea è pronta ad accelerare sul progetto dell’euro digitale, la Central Bank Digital Currency (CBDC) che dovrebbe portare il contante nell’era digitale. La novità più sorprendente è la scelta, oggi sul tavolo a Bruxelles e Francoforte, di utilizzare blockchain pubbliche come Ethereum e Solana come infrastruttura tecnologica. Una svolta radicale rispetto al modello iniziale, che prevedeva sistemi chiusi e centralizzati.
Questa decisione non nasce nel vuoto. Arriva in risposta a pressioni geopolitiche e finanziarie sempre più forti: gli Stati Uniti hanno appena approvato il Genius Act, una legge che regola le stablecoin ancorate al dollaro e che rischia di consolidare il dominio americano nei pagamenti digitali. L’Europa non vuole rimanere indietro.
L’euro digitale: molto più di una moneta virtuale
L’euro digitale non è una nuova criptovaluta, né una stablecoin privata: è denaro della banca centrale in formato digitale. Il suo scopo principale è garantire che, anche in un mondo senza contante, i cittadini dell’Eurozona possano continuare ad avere accesso diretto e gratuito a una forma di moneta pubblica sicura.
Secondo la Banca Centrale Europea, l’euro digitale dovrebbe:
- affiancare, ma non sostituire, il contante;
- essere accettato in tutta l’Eurozona, online e offline;
- garantire elevati livelli di privacy;
- offrire pagamenti immediati e senza costi aggiuntivi.
In altre parole, si tratta di una risposta alla progressiva scomparsa del contante e alla crescente dipendenza da circuiti privati – spesso americani – che gestiscono i pagamenti digitali in Europa.
Perché Ethereum e Solana entrano in gioco
Fino a pochi mesi fa, l’euro digitale era immaginato come un sistema chiuso, gestito direttamente dalla BCE o da provider selezionati. Oggi lo scenario è cambiato: l’Europa valuta blockchain pubbliche, tra cui Ethereum e Solana, per costruire un’infrastruttura più aperta, interoperabile e competitiva.
- Ethereum è la blockchain più utilizzata per applicazioni decentralizzate e smart contract, con un ecosistema maturo e un livello di sicurezza elevato.
- Solana è apprezzata per la velocità e i bassi costi di transazione, due aspetti cruciali se l’euro digitale dovrà gestire milioni di micro-pagamenti quotidiani.
Scegliere queste tecnologie significherebbe dare all’euro digitale una spinta di credibilità e competitività, rendendolo capace di fronteggiare stablecoin come USDT e USDC, oggi dominanti nel mercato globale.
La pressione delle stablecoin americane
Il vero motore di questa accelerazione è la crescita delle stablecoin ancorate al dollaro. Il settore vale ormai quasi 300 miliardi di dollari e, grazie al Genius Act, sta acquisendo legittimità istituzionale negli Stati Uniti.
USDT (Tether) e USDC (Circle) vengono usate ogni giorno per miliardi di dollari di transazioni, consolidando il ruolo del dollaro anche nell’universo delle crittovalute. Se l’Europa non risponde con una moneta digitale sovrana, rischia di vedere il proprio sistema finanziario sempre più dipendente dalla valuta americana.
Come ha dichiarato Pierre Gramegna, direttore del Meccanismo Europeo di Stabilità, «se le stablecoin in dollari avranno successo, potrebbero minare la sovranità monetaria dell’Eurozona». L’euro digitale diventa così un progetto strategico, non solo tecnologico.
Privacy, governance e sfide aperte
La BCE ha promesso che l’euro digitale garantirà livelli di privacy superiori ai pagamenti digitali attuali. In particolare, per i pagamenti offline, i dati non saranno accessibili né alla banca centrale né a soggetti terzi. Ma restano nodi complessi da sciogliere:
- Governance della rete: se basata su blockchain pubbliche, chi avrà il controllo ultimo?
- Protezione dei dati: come conciliare trasparenza della blockchain e tutela della privacy?
- Stabilità del sistema bancario: limiti di deposito e gestione dei wallet saranno essenziali per evitare fughe di capitali dalle banche commerciali.
- Rischio sorveglianza: molti temono uno “scenario alla Grande Fratello”, anche se la BCE ha escluso di avere accesso diretto alle informazioni personali.
Euro digitale e geopolitica: la terza via europea
La corsa alle valute digitali non è solo una questione di innovazione. È una gara geopolitica.
- Gli Stati Uniti consolidano il potere del dollaro con stablecoin regolamentate.
- La Cina sperimenta da anni con lo yuan digitale, basato su un modello centralizzato.
- L’Europa cerca una “terza via”: combinare sovranità monetaria e apertura tecnologica, sfruttando blockchain pubbliche ma mantenendo un controllo istituzionale.
In questo senso, l’uso di Ethereum e Solana potrebbe essere visto come un compromesso tra trasparenza, interoperabilità e garanzie pubbliche.
Quando arriverà l’euro digitale?
Secondo il calendario ufficiale della BCE, la fase di preparazione si concluderà nell’autunno 2025. Solo allora il Consiglio direttivo deciderà se procedere alla fase di sviluppo, che richiederà almeno 2-3 anni.
Le stime più realistiche collocano il lancio tra il 2027 e il 2029. Una finestra temporale lunga, ma inevitabile vista la complessità tecnica, politica e legale del progetto.
Euro digitale, sfida del futuro
L’euro digitale non è solo un nuovo strumento di pagamento. È un progetto destinato a ridefinire il ruolo dell’Europa nell’economia globale.
Se costruito su blockchain pubbliche come Ethereum e Solana, potrebbe garantire all’euro una presenza forte anche nell’universo cripto, contrastando l’egemonia delle stablecoin americane e offrendo ai cittadini un’alternativa sovrana, sicura e inclusiva.
Il vero interrogativo non è più se l’euro digitale arriverà, ma quando e con quali caratteristiche. Da questo dipenderà la capacità dell’Europa di proteggere la propria sovranità monetaria e di rimanere competitiva in un mondo dove il denaro è sempre più digitale.